Quando si parla di eccellenze enogastronomiche della Sicilia, non ci si può certo dimenticare dell’arancia di Ribera DOP, un frutto tipico della piccola e ridente cittadina che ha dato i natali a Francesco Crispi.
Oltre a questo, il comune agrigentino è conosciuto come “Città delle arance”, a riprova dell’assoluta qualità dei suoi agrumi.
Le arance di Ribera sono infatti conosciute in tutta Italia per la loro dolcezza e tenerezza, ottenendo per tale motivo il marchio DOP nel 2011.
La pianta d’arancio
L’arancia è il frutto del citrus sinensis, ovvero l’arancio dolce, da non confondere infatti con un’altra varietà che produce invece dei frutti amari. Quest’albero appartiene alla famiglia delle Rutacee ed è il risultato dell’incrocio tra il pomelo e il mandarino.
Si tratta di un innesto antichissimo, risalente a più di 4000 anni fa. L’altezza combinata di fusto e chioma può arrivare a toccare i 12 metri. Per tale rigogliosità è però inevitabilmente necessario un clima caldo, come quello della Trinacria ma anche del sud-est asiatico, da cui arriva la nostra arancia.
Sulla via della seta
È infatti nell’area cinese e della costa pacifica che appare per la prima volta questo frutto invernale, nato dall’innesto ma che poi si propaga in maniera assolutamente autonoma.
Dal lontano Oriente, l’arancio arriva poi in Europa e quindi anche in Sicilia, ma qui le fonti propongono due ipotesi diverse.
La più accreditata attribuisce ai marinai portoghesi il merito di avere importato, intorno al XV secolo, l’agrume nel vecchio continente. Anche per questo motivo nell’Ottocento l’arancia veniva chiamata anche portogallo (ancora oggi in lingua siciliana viene chiamata partuallu).
Anche in lingua araba dove era andato a soppiantare il più antico termine persiano narang, che significa “frutto favorito dagli elefanti”.
Eppure, ancor prima dei portoghesi, potrebbero essere stati gli antichi romani i primi ad assaggiare il delizioso frutto, arrivato intorno al I secolo viaggiando sulla via della seta.
Insediamento in Sicilia
Infatti, alcuni testi romani parlano di una certa melarancia, che veniva coltivata proprio in Sicilia, il cui clima caldo è ideale per una buona crescita dell’arancio.
L’ipotesi è che l’arancio fosse davvero giunto in Sicilia all’inizio del I secolo, ma che poi la sua diffusione si arrestò fino al XV secolo.
È anche vero che nel convento di Santa Sabina all’Aventino, nella città capitolina, è presente un arancio piantato, secondo la tradizione, da San Domenico nel lontano 1200, probabilmente giunto dalla Sicilia.
In seguito alla “riscoperta” da parte dei portoghesi, l’arancia si diffonde rapidamente in tutto il vecchio continente e anche nel Nuovo Mondo. Ciò grazie al suo sapore dolce e alle sue proprietà che lo rendono l’agrume più consumato al mondo.
Diffusione e varietà
In seguito ai viaggi coloniali nelle Americhe, l’arancia attraversa l’Atlantico e arriva, tra gli altri Paesi, anche in Brasile, che oggi ne è il maggiore produttore, seguito dalle originarie madri della Cina e dell’India.
L’Italia si posiziona soltanto al tredicesimo posto, ma può vantare una grande varietà di arance: sono almeno 40 le sottospecie, sia come frutti da tavola che da spremuta.
L’isola di Sicilia può vantare una grande varietà di arance, sia a polpa bionda sia a polpa rossa. Quest’ultimo è il caso dell’Arancia Rossa di Sicilia, che vanta il marchio IGP.
Le caratteristiche dell’arancia di Ribera DOP
Per quanto riguarda l’arancia di Ribera DOP, siamo invece di fronte ad un agrume biondo, riconoscibile per la sua buccia dal colore intenso (che inizia a tendere al rossastro verso la fine dell’inverno) ma anche e soprattutto per il cosiddetto “ombelico”.
Questo perché il frutto presenta al suo interno una sorta di gemello, un secondo frutto di dimensioni ridotte, cui all’esterno corrisponde un incavo che fa pensare appunto ad un ombelico.
Questa eccellenza inizia a essere coltivata già due secoli fa: sono diverse le testimonianze della presenza di magnifiche arance nella valle del fiume Verdura, dall’acqua dolcissima, che in qualche modo passa ai suoi frutti.
Una specialità che non riguarda solo Ribera ma tutti i comuni della vallata, estendendosi nella provincia agrigentina da Menfi a Cattolica Eraclea ed arrivando anche nel palermitano, nel territorio di Chiusa Sclafani.
Fatto sta che dal secondo dopoguerra si comincia a parlare dell’Arancia di Ribera, oggi conosciuta infatti come la città delle arance.
Usi e costumi inerenti all’arancia di Ribera DOP
La coltivazione di questo magnifico frutto può avvenire partendo da nuovi agrumeti ma anche dalla riconversione di vecchi.
L’arancia di Ribera DOP si differenzia poi in tre varietà, in base alle caratteristiche del frutto e ai tempi di raccolta:
- Brasiliana, reperibile dai primi giorni di dicembre fino alla fine di maggio;
- Washington, anche questa dall’ultimo mese dell’anno fino alla fine della primavera;
- Navelina, raccolta invece da novembre a fine febbraio.
Caratteristica dell’arancia di Ribera DOP è che, dopo la raccolta con l’uso di forbici, il frutto non subisce trattamento alcuno se non il lavaggio con acqua potabile, in modo da conservarne tutte le qualità. Qualità che la rendono un agrume graditissimo anche da solo e la sera, per via della sua acidità molto contenuta, ma anche il perfetto protagonista di una fresca spremuta.
L’arancia di Ribera DOP si utilizza poi come ingrediente di diversi piatti, come ad esempio l’anatra all’arancia. Anche la sua buccia viene adoperata per la realizzazione dei canditi, immancabili nei cannoli e nelle cassate.
Insomma, un prodotto più unico che raro, diffuso e conosciuto ormai anche all’estero ma che è imprescindibile da Ribera e dal fiume Verdura. Per questo motivo, come già accennato, nel 2011 l’Unione Europea ha insignito l’Arancia di Ribera del marchio DOP (unica arancia in tutta Europa che può vantarsene).
Curiosità
L’arancia è conosciuta anche per le sue proprietà nutritive, grazie soprattutto alla presenza di vitamina C. Le mamme sono d’accordo, visto che l’arancia è una medicina naturale essenziale per curare i sintomi influenzali. In passato, si era poi soliti consumare, subito dopo i pasti, il capillaire: un caffè lungo caratterizzato dall’aggiunta di scorza d’arancia.
L’arancia è poi protagonista del mito delle nozze tra Giove e Giunone, con quest’ultima che portò in dote le arance, simbolo di fertilità.
Sono tanti anche i detti con questo frutto come protagonista.
L’arancia la mattina è oro, a pranzo è argento, la sera è piombo.
Le dolcezze domestiche son come gli aranci, bisogna educarli con molta cura. (Cesare Cantù)
In Sicilia, le arance sono dolci che crescono sugli alberi. (Pino Caruso)
E infine: aranci, aranci, cu havi vai si li chianci!