Il nostro viaggio tra i riti e le festività siciliane ci porta oggi a scoprire il fascino unico e inimitabile della Settimana Santa di Caltanissetta.
Una storia secolare che continua ininterrottamente a riempire di tradizioni e colori le strade del capoluogo nisseno.
Stiamo per lasciarci alle spalle le spettacolari giornate carnevalesche, con i carri e le maschere tradizionali della Sicilia che divertono grandi e piccini.
La festa lascerà, secondo il rito cattolico, posto alla Quaresima e al suo digiuno, che culminerà con i sentiti giorni della Settimana Santa, da sempre momento di devozione e processioni.
In ogni angolo della Sicilia la Settimana Santa assume un significato molto rilevante, come a Trapani, per esempio, dove la processione dei Misteri è il simbolo delle Maestranze e della coesione delle Confraternite trapanesi.
Una successione di riti che interessano tutti i giorni della Settimana che precede Pasqua, così come avviene anche a Caltanissetta, seppur con forme diverse.
Quella di Caltanissetta è una serie di eventi assolutamente originali, tesoro dei secoli passati.
Anche per questo la Settimana Santa di Caltanissetta è stata inserita nel 2006 nel Registro delle Eredità Immateriali della Sicilia, un elenco stilato dalla Regione per salvaguardare le ritualità non scritte, ma tramandate oralmente.
Le origini
L’origine della Settimana Santa di Caltanissetta è da ricercare nel Seicento, durante il quale nella città nissena sorsero diverse confraternite, tutte riunite nella Chiesa di Sant’Agata al Collegio, sorta appunto accanto al collegio gesuita in pieno centro.
Qui, le congregazioni di Sant’Ignazio, San Luigi, Santa Vergine Bambina e Purificazione di Maria Santissima, dal lunedì al mercoledì della Settimana Santa portarono avanti già dal ‘600 l’adorazione del Santissimo Sacramento.
Successivamente le confraternite lasciavano posto alla Real Maestranza (di cui parleremo dopo) e alla visita ai Sepolcri.
I confratelli poi, già durante la Quaresima, organizzavano delle processioni: è il caso di quella dei Misteri, organizzata dalla congregazione di San Filippo Neri, che prendeva atto il giovedì Santo, durante la quale sfilavano le vare che raffiguravano (e raffigurano tutt’ora) scene sacre.
Caratteristica unica di queste processioni erano le piramidi, degli scheletri in legno su cui prendevano posto delle luminarie che illuminavano le vie di Caltanissetta.
La Domenica delle Palme
Questa tradizione è arrivata intatta ai giorni nostri, frutto di secolari usanze che hanno plasmato anche gli altri eventi della Settimana Santa di Caltanissetta, a partire dalla Domenica delle Palme.
La processione dell’ultima domenica prima di Pasqua fu voluta dai contadini nisseni che, estromessi dai riti della settimana, vollero quanto meno prendersi la scena della Domenica delle Palme.
Così, nell’800 la Congregazione della Santa Vergine Bambina, in cui si riunivano i contadini, portava dalla Chiesa di Sant’Agata fino in Cattedrale un simulacro del corpo di Gesù senza vita adornato di fiori della campagna.
Tuttavia, verso la fine del secolo si protestò riguardo l’incongruenza tra il soggetto del simulacro e il clima gioioso della Domenica delle Palme. La statua fu così sostituita da un simulacro del Cristo Benedicente, che possiamo ammirare ancora oggi.
La processione parte ancora oggi dal collegio, e simulando l’entrata di Gesù a Gerusalemme, percorre le strade nissene gremite di bambini con ramoscelli d’ulivo e palme e accompagnato dalla banda musicale. In questa scenografia va in scena la vara del Cristo Benedicente, ricoperta di fiori.
Si tratta di una struttura a forma di barca, probabilmente dopo aver storpiato il termine abbarcu, uno dei fiori che adorna la struttura. Davanti all’abbarcu, si schierano i confratelli, che portano i bilannuna (dei ceri avvolti dal cartone raffigurante lo stesso Cristo Benedicente).
A fine serata, l’abbarcu rientra in Chiesa lasciando posto al castiddu, spettacolari giochi pirotecnici.
Settimana Santa di Caltanissetta: la Scinnenza
Nelle giornate di Lunedì e Martedì Santo tornano invece in scena le confraternite di cui abbiamo parlato all’inizio, che hanno iniziato nel XVII secolo la tradizione delle rappresentazioni.
Queste vanno in scena nella cosiddetta Scinnenza, una serie di rappresentazioni sacre che prendono luogo anche a Pasqua. Il termine deriva dal siciliano scinniri, con cui si indica il momento della deposizione di Gesù, il più drammatico di tutti.
Già nel ‘700 andavano in scena delle rappresentazioni sacre, che nel secolo successivo iniziarono ad essere eseguite da attori.
Il Lunedì va in scena il primo atto, quello dell’ingresso a Gerusalemme, cui seguono la Lavanda, l’Ultima Cena e la cattura di Gesù.
L’indomani si rappresenta invece il processo e la successiva flagellazione, fino alle tappe della Via Crucis, che culminano con la deposizione (la Scinnenza, appunto).
Settimana Santa di Caltanissetta: la Real Maestranza
Il Mercoledì Santo le rappresentazioni lasciano spazio alla Real Maestranza.
Si tratta di un’associazione storica della città nissena, nata come milizia nel ‘500, per volere del Viceré Juan de Vega, per difendere l’isola dagli attacchi turchi.
Per limitare le spese e permettere alle truppe spagnole di difendere i territori della madrepatria, si decide di costruire delle milizie urbane, che possedevano la propria armatura.
Si trattava di artigiani (i mastri) guidati da un nobile Capitano. Questa Maestranza assunse il titolo Reale nel 1806, per volere del re Ferdinando I, impressionato dall’imponente sfilata dei Mastri.
Settimana Santa di Caltanissetta: il capitano
Questi si legano infatti ai riti della Pasqua in Sicilia, in quanto durante il Mercoledì Santo, la Maestranza salutava il Santissimo Sacramento, armata dei suoi archibugi che sparavano a salve.
Nel 1848, di fronte ai timori antiborbonici, la Real Maestranza fu destituita dei suoi poteri militari. La centralità religiosa fu però mantenuta sostituendo le armi con i ceri.
Ogni anno si sceglie un Capitano, che durante la Settimana Santa possiede le chiavi della città.
La mattina del Mercoledì, il Capitano riceve il Maestro Cerimoniere per procedere alla vestizione con gli abiti settecenteschi.
All’arrivo del Capitano in piazza Garibaldi, le varie categorie della Maestranza gli rendono omaggio, prima che quest’ultimo passi in rassegna la milizia.
Il corteo, aperto dallo Scudiero e dal Portabandiera Storico, si reca in Comune dove appunto il Capitano riceve le chiavi della città.
Successivamente ci si reca tutti al Collegio dove, dopo l’accensione dei ceri, il Crocifisso velato di nero si sposta in Cattedrale, accompagnato dalla banda.
La Maestranza esce poi dalla Cattedrale per portare in Processione il Santissimo.
Settimana Santa di Caltanissetta: le Variceḍḍe
La sera di questo intenso Mercoledì diventano invece protagoniste le Variceḍḍe, 19 gruppi statuari che emulano in scala le vare del Giovedì Santo.
Questa tradizione nasce per volontà di giovani garzoni, esclusi dalla processione del Giovedì, che realizzano a inizio ‘900 delle imitazioni in terracotta.
Queste si portavano in corteo, accompagnate dalle Lamentanze, canti di dolore della tradizione musicale siciliana.
Dopo una serie di sospensioni, lo spettacolo delle Variceḍḍe ha continuato ininterrotto dagli anni ’50.
Le Variceḍḍe partono da piazza Garibaldi, per ritornarvi dopo un lungo corteo. Questo attraversa il centro storico, accompagnato dalla luce dei bilannuna, grandi ceri sorretti da ragazzi e bambini.
Settimana Santa di Caltanissetta: la processione delle Vare
Le Variceḍḍe anticipano le Vare del Giovedì Santo, che rappresentano scene della Via Crucis.
La tradizione delle Vare nasce nel 1780, quando la Congregazione di San Filippo Neri portò per la prima volta in corteo riproduzioni in cartapesta dei misteri del Rosario.
La processione fu poi misteriosamente abolita trent’anni dopo, per rinascere nel 1841 per volontà del farmacista Giuseppe Alesso, che fece realizzare altre 7 vare.
Le Vare odierne furono però realizzate a cavallo tra ‘800 e ‘900 dallo scultore napoletano Francesco Biangiardi, utilizzando legno, tela olona e cartapesta.
Questi gruppi si portavano inizialmente a spalla dai devoti, ma per via della loro mole si decise infine di dotare le Vare di ruote.
Settimana Santa di Caltanissetta: il corteo
I vari Gruppi iniziano a colorare le strade di Caltanissetta già alla mattina del Giovedì, adornate di fiori e ceri e accompagnate dalla banda.
Con l’arrivo del tramonto, si suonano marce funebri mentre le 19 vare si dirigono verso piazza Garibaldi, per iniziare il corteo.
Questo attraversa le strade della città fino all’alba del venerdì, quando ritorna al punto di partenza.
Qui si riuniscono a cerchio attorno alla Fontana del Tritone, prima che avvenga la Spartenza, con cui le Vare si dividono e tornano alle loro dimore.
Settimana Santa di Caltanissetta: il Signore della Città
La sera del Venerdì Santo è invece il turno del Signore della Città.
Si tratta di un crocifisso in legno di ebano, conosciuto anche come Cristo Nero. È uno dei crocifissi più antichi di tutta la Sicilia, e fino al XVII secolo è stato l’unico patrono della città di Caltanissetta.
Il Signore della Città viene portato in processione al tramonto, scortato dalla Real Maestranza e dai Fogliamari.
Questi ultimi sono eredi dei raccoglitori di erbe selvatiche, che secondo la leggenda ritrovarono in una grotta il Crocifisso.
Sono loro a portare a spalla il baldacchino che cinge il Cristo Nero, accompagnati come sempre dalle dolenti note funebri della banda musicale.
Domenica di Pasqua
In origine, il Sabato andava in scena l’ultima Scinnenza, ma per volere episcopale si decise di rispettare il silenzio del giorno, durante il quale anche le campane non suonano, almeno fino alla mezzanotte di Pasqua.
La mattina della Domenica il Capitano e la Real Maestranza si recano, vestiti a festa, in Cattedrale, dove a mezzogiorno un Mastro libererà delle colombe bianche, simbolo di pace e rinascita.
La sera prende finalmente atto l’ultima Scinnenza: la visita degli Apostoli e della Vergine e la Resurrezione di Cristo.
Gastronomia nissena
Quella della Settimana Santa di Caltanissetta è frutto di una serie di tradizioni che si combinano assieme per creare uno spettacolo unico e irripetibile, che vi consigliamo vivamente di ammirare.
Nel frattempo, potrete anche gustare i piatti della tradizione culinaria nissena, come ad esempio la fuata, una sorta di focaccia condita con sarde, pecorino e pomodoro o la scaccia nissena.
Se invece preferite il dolce, non potete non provare il torrone di Caltanissetta, uno dei torroni più famosi d’Italia al pari di quello di Cremona.