Quella dell’Aurora di Castelvetrano è una delle tradizioni più antiche e soprattutto più originali di tutti i riti della Pasqua in Sicilia e non solo, in quanto è difficile trovare in giro per il mondo un rito simile.
Nella città di Castelvetrano, centro nevralgico della Valle del Belice, sta ormai per andare in scena l’ultimo atto del Carnevale, che vede ripetersi, come ogni anno, la solita usanza: dopo aver letto il testamento, verrà arso il carro tipico della città castelvetranese, ovvero Lu nannu e la nanna.
Superato Carnevale, entreremo nel tempo cattolico della Quaresima, caratterizzato da religioso e austero silenzio – se si esclude l’immancabile festa di San Giuseppe, il 19 marzo, tra processioni e panuzzi.
Questo lungo digiuno durerà fino al culmine della Settimana Santa, che si concluderà in maniera solenne con la messa del giorno di Pasqua, preceduta dalla famosissima Aurora di Castelvetrano, che come ogni volta attira non solo l’intera cittadinanza castelvetranese, ma anche devoti e soprattutto curiosi dei Comuni vicini
Si tratta di una tradizione unica, che porta a compimento una serie di eventi che caratterizzano la Settimana Santa, e dei quali è opportuno parlare brevemente.
La domenica delle Palme
I riti della Settimana Santa a Castelvetrano iniziano già la Domenica delle Palme.
La mattina della domenica prima di Pasqua, infatti, una grande folla si riunisce davanti alla Chiesa di San Giuseppe.
Si tratta in realtà di ciò che rimane dell’edificio sacro, costruito tra il 1616 e il 1646, accanto al quale sorgeva un convento inizialmente abitato dai frati Carmelitani Scalzi (che come vedremo saranno fondamentali per la nascita dell’Aurora).
La Chiesa, danneggiata dal sisma del 1968, è stata in buona parte demolita e oggi rimangono il campanile, l’abside e la parte posteriore dei muri.
Qui, dopo una lettura di parte della Passione di Cristo, inizia un breve corteo, che dalla Chiesa ormai diroccata si dirige verso la Chiesa Madre (intitolata a Maria S.S. Assunta) dove avrà luogo invece la celebrazione eucaristica.
Il breve tragitto è comunque attorniato da schiere di giovani e bambini, che portano in processione dei rami di ulivo e di palme intrecciate, le quali ricevono la benedizione prima dell’inizio del corteo.
La Madonna dell’Addolorata
A sera ha invece inizio un altro rito, che vede per la prima volta l’apparizione della Madonna dell’Addolorata.
Questo stupendo simulacro ha una lunga storia, sebbene non sappiamo dare date certe sulla sua nascita.
Sappiamo con certezza che nel 1813 la regina Maria Carolina d’Austria, rifugiatasi in Sicilia viste le vicende storiche del periodo, assistette alle festività pasquali, rimanendo in particolare colpita da uno dei personaggi principali dell’Aurora di Castelvetrano: la statua della Madonna Addolorata.
Per tale motivo premette per il restauro del simulacro, a opera del pittore palermitano Vito Miceli.
Nei secoli successivi il simulacro (così come gli altri dell’Aurora) giovò di altri restauri, in particolare quello del 2010 a opera della compianta Lia Calamia.
Durante la Domenica delle Palme la Madonna Addolorata, custodita nell’omonima chiesetta, edificata nel 1727 sopra la preesistente Maria S.S. del Piliero, si muove in processione per tutta Castelvetrano, portata a spalla dai membri della Confraternita di Maria SS. del Pianto e dei Sette Dolori.
Questa ritualità va a ricordare l’ingresso a Gerusalemme della Vergine, alla ricerca del figlio, accolto poche ore prima dalla folla festante.
La visita ai Sepolcri
Il secondo, importantissimo appuntamento della Settimana Santa castelvetranese è quello del Giovedì Santo.
La sera, dopo la celebrazione eucaristica durante la quale si ricorda anche la Lavanda dei piedi, si tiene la sentitissima visita ai Sepolcri.
I devoti visitano le tante Chiese di Castelvetrano, per vegliare tutta la notte sul Santissimo, esposto per l’occasione e accompagnato da canti e preghiere volte a commemorare la notte dell’arresto di Gesù.
Il Calvario
Si arriva così al Venerdì, in cui va in scena un altro grande, scenografico momento.
Dopo la celebrazione in Chiesa Madre, inizia una lunghissima processione, scortata dalla banda e con il simulacro della Madonna Addolorata, che si reca lentamente e accompagnata da marce funebri verso il viale Roma, intonando periodicamente le stazioni della Via Crucis. Dopo svariati chilometri, il doloroso corteo arriva infine nel Parco delle Rimembranze.
Al suo interno, su di un piano rialzato per mezzo di una scalinata, si accede alla Cappella del S. Calvario.
È una piccola cappella, di stile barocco, realizzata nell’800, che prende il nome dal luogo della Crocifissione di Gesù.
Infatti, all’apice della Cappella si ergono tre croci in ferro battuto (ma originariamente in legno).
In questo luogo, dopo un momento di preghiera, avviene un altro momento molto sentito dai castelvetranesi: la scinnuta di la Cruci, durante la quale il simulacro del Cristo defunto viene calata dalla croce e riposta in una splendida urna, che torna in processione di nuovo in Chiesa Madre, dove verrà accompagnato nelle Cripte sotterranee dopo un ulteriore momento di meditazione e silenzio.
La nascita dell’Aurora di Castelvetrano
Dopo il silenzio religioso del Sabato, le campane tornano a suonare a mezzanotte, ad annunciare la Resurrezione. La mattina successiva è finalmente l’ora più attesa dalla cittadinanza: l’Aurora.
Questo rito ha origine nel 1660, per volere dei frati Carmelitani Scalzi che risiedevano nel convento di Santa Teresa d’Avila, attiguo alla Chiesa di San Giuseppe cui la santa era estremamente devota.
Ogni sette anni, la festa prendeva luogo non al piano della Madrice ma in Piazza Ruggero Settimo, per permettere anche alle suore del convento della Badia di assistervi.
La festa di l’arora non si è mai più fermata, nemmeno in occasione del terremoto del 1968. Questo deriva dal detto popolare “si l’Aurora ‘un si fa, si la pigghia Trapani”, che ha una storia particolare, frutto di un’incomprensione.
Il Sacrista di San Giuseppe, in occasione della Pasqua del 1717, suonò le campane a festa prima di quelle della Chiesa Madre, suscitando l’ira dell’arciprete Francesco Giglio, che negò quindi l’autorizzazione.
I confratelli si recarono quindi frettolosamente dal vescovo di Mazara del Vallo per farsi dare l’autorizzazione, e proprio durante questo incontro sarebbe stato pronunciato il famoso detto.
L’Aurora di Castelvetrano
Ma in cosa consiste l’Aurora di Castelvetrano e perché è così tanto amata?
Partiamo col dire che il nome deriva dal fatto che, anticamente, il rito iniziava alle prime luci del giorno; col tempo si decise di posticipare l’inizio alle 9, per far assistere anche i bambini allo spettacolo.
Questo spettacolo ha come palco il Sistema delle Piazze, che grazie alla concatenazione di chiese ed edifici permette diversi punti ciechi.
In uno di questi, verso via Garibaldi, si posiziona la Madonna Addolorata, mentre dall’altra parte si collocano le statue del Cristo Risorto e dell’Angelo di l’arora, mandato per ben tre volte da Gesù ad annunciare alla Vergine Madre la sua resurrezione.
Dopo i primi tentennamenti, la Madonna si decide finalmente a seguire l’angelo avanzando verso il Municipio, e qui vedrà da lontano la statua del Cristo Risorto, iniziando a correre verso di lui.
I portatori del simulacro, a questo punto, sfilano abilmente il manto nero del lutto, lasciando spazio allo stupendo mantello bianco a motivi floreali realizzato da Isidoro Azzara, mentre vengono liberate colombe bianche che volano verso il sole, che illumina la corona della Vergine finalmente visibile: in argento, fu probabilmente donata alla popolazione castelvetranese dal principe Filippo Maria Pignatelli e dalla consorte Costanza Medici.
Costumi e gastronomia castelvetranesi
A conclusione dell’Aurora, celebrata da trombe di giubilo, le tre statue finalmente ricongiunte entrano in Chiesa Madre per celebrare la messa di Pasqua.
Si conclude così un rito molto sentito dai castelvetranesi che popolano la piazza, gremita di bambini, palloncini e bancarelle di dolciumi.
Qui si recano anche coppie di altri paesi, in quanto è tradizione portare la propria consorte, al primo anno di nozze, ad assistere all’arora.
Suggeriamo anche a voi di farlo, poiché si tratta di un evento unico e spettacolare, che va in scena nella splendida cornice di Castelvetrano.
Magari gustandovi, alla fine della messa, del buon pane nero di Castelvetrano, “cunzato” rigorosamente con pecorino, pomodoro, sarde, origano e l’immancabile olio extravergine d’oliva della Valle del Belice DOP.
Se invece preferite il dolce, perché non deliziarsi con il caratteristico campanaro di Castelvetrano, versione belicina di un biscotto tutto siciliano, sormontato da un uovo sodo.