La processione dei Misteri di Trapani è uno dei riti della Pasqua più pieni di fascino dell’intera Sicilia.
Al momento in cui scriviamo questo articolo, stiamo per superare i giorni felici e gioiosi di Carnevale, che riempiono le strade siciliane non solo di allegri bambini in maschera ma anche di carri tipici della tradizione carnevalesca isolana.
Con l’arrivo del mercoledì delle Ceneri comincerà ufficialmente per la Chiesa Cattolica il tempo della Quaresima, periodo di digiuno e penitenza ma anche momento di preparazione per i tanti riti che si svolgeranno durante la Settimana Santa in tutta la Sicilia.
A partire dalla città di Trapani, che in 24 ore continue tra il Venerdì e il Sabato Santo si colora della tradizione e della devozione dei suoi Misteri, 20 gruppi scultorei – raffiguranti le scene della Via Crucis – che sfilano in processione per le strade del capoluogo sorretti a spalla dai Massari e accompagnati dal suono delle ciaccole.
Si tratta di un evento non solo fortemente religioso ma anche caratteristico della città di Trapani, altamente suggestivo e unico nel suo genere, al quale vi invitiamo quindi ad assistere.
Mentre vi lasciate prendere dalla spettacolarità di un evento fortemente legato ai suoi cittadini, potrete nel contempo gustare i piatti e i dolci tipici della cucina trapanese, magari recandovi in uno dei tanti ottimi ristoranti della città falcata.
La Spagna e i Gesuiti
I Misteri sono dunque 20 gruppi scultorei, raffiguranti scene della Passione, realizzati con legno, tela e colla appoggiati su delle vare in legno. Questa usanza di trasportare sculture della Via Crucis è tipica della regione spagnola dell’Andalusia, da cui probabilmente deriva la tradizione dei Misteri.
Il rito delle “casazas” arriva in Sicilia ai tempi della dominazione spagnola, perpetrata anche nella città trapanese dove cambiò nome.
Secondo altre fonti, però, la nascita dei Misteri è da attribuire all’arrivo a Trapani nel 1581 della Compagnia del Gesù, che fonda la Confraternita del Preziosissimo Sangue di Gesù, che nel 1646 si fonde con quella di San Michele Arcangelo. La Confraternita, così riunita, colmò il vuoto nelle celebrazioni del Venerdì Santo lasciato dalla Confraternita di Monserrato.
Quest’ultima, almeno fino al 1594 organizzava, la sera del Giovedì Santo, la Processione delle Marie, che però si interrompe bruscamente, lasciando però l’eredità della tradizione, recuperata poi dai gesuiti.
Il primo Mistero
Non abbiamo una data precisa riguardo all’inizio della processione dei Misteri, ma abbiamo testimonianza della prima concessione fatta dalla Confraternita alle Maestranze.
Un documento datato 20 aprile 1612 riconosce l’affidamento del primo Gruppo Sacro, quello dell’Ascesa al Calvario, alla corporazione dei poveri jurnaleri – ovvero i lavoratori alla giornata.
Nacque così la tradizione di affidare alle Corporazioni il trasporto delle vare, che inizialmente erano sei. Nei 150 anni successivi le varie Maestranze finanziarono la realizzazione di altri 14 Misteri, fino ad arrivare nel 1772 al numero di gruppi scultorei che oggi conosciamo.
Questo legame con le Corporazioni è molto forte, e sebbene nell’Ottocento il trasporto delle vare fu affidato ai Massari (che venivano pagati), la manutenzione dei Misteri è ancora affidata alle Maestranze.
La processione dei Misteri: l’origine del nome
In effetti, il nome stesso dei Misteri è indizio di questa unione antica.
Sebbene per molti questo derivi dal latino ministerium, che significa proprio ufficio religioso, altri vedono una somiglianza con il termine “mestiere”.
Questa interpretazione ben si sposa con la natura dell’evento sacro trapanese, che fin dai primi anni decise di affidarsi alle Corporazioni (a partire da quella dei poveri jurnaleri). Probabilmente, il nome deriva dalla fortunata coincidenza tra le due parole, andando sia ad indicare l’evento religioso sia il ceto sociale a cui è affidato.
Altri vedono ancora nella parola Misteri un richiamo ai “mystes”, gli iniziati, che invece rimanderebbero alla paternità della Compagnia del Gesù, la prima a portare a Trapani l’usanza di raffigurazioni sacre della Passione.
La processione dei Misteri: le scinnute
Prima di arrivare alla straordinaria processione del Venerdì Santo, dobbiamo però parlare dei vari eventi che la precedono.
Già durante la Quaresima, ogni venerdì, nella chiesa di San Michele si svolgeva il rito delle scinnute (le discese). I gruppi scultorei, conservati fin dal 1600 nell’oratorio della Chiesa di San Michele, venivano appunto fatti scendere in Chiesa, dove si svolgeva la Messa, presieduta dal vescovo con l’esposizione del Santissimo.
Nel dopoguerra, anche a causa delle ferite inferte alla popolazione e al tesoro artistico trapanesi, la pratica delle scinnute fu spostata nella Chiesa del Purgatorio.
In questa chiesa comunque il rito in sé rimane lo stesso, con l’esposizione del Santissimo e la celebrazione presieduta dal vescovo.
Nell’antistante piazza del Purgatorio, la banda musicale suona, prima e dopo la messa, delle marce funebri ad accompagnare la contemplazione religiosa, e questo avviene per tutti e 6 i venerdì quaresimali.
La Settimana Santa
Entrando nella sentitissima Settimana Santa, iniziano a susseguirsi gli eventi che porteranno, la domenica di Pasqua, la statua del Cristo Risorto in Cattedrale, dove le campane suoneranno a festa per annunciare l’arrivo della Pasqua.
La Settimana Santa inizia già il Martedì, quando va in scena la processione della Madonna della Pietà.
Detta anche Madonna dei Massari, si tratta di un dipinto cinquecentesco incastonato su una vara neoclassica.
Fino al 1934 era custodita in una delle case di Piano San Rocco, e attraverso il gioco del “tocco” si decideva quale delle cinque famiglie avrebbe avuto il privilegio di custodire il simulacro fino all’anno successivo.
Oggi la vara è custodita invece nella già citata Chiesa del Purgatorio, dalla quale esce nella giornata del martedì per essere portata in processione per tutto il centro storico, fino alla cappella in piazza Lucatelli dove le donne la veglieranno tutta la notte.
Il giorno dopo, nel suo ritorno alla Chiesa del Purgatorio, la Madonna dei Massari fa il suo sacro incontro con un altro simulacro, che esce a sua volta dalla già citata Chiesa.
Si tratta della Madre Pietà del Popolo, un dipinto del 1600 adagiato su una vara di splendido sfarzo barocco.
La vara era inizialmente curata dalla Compagnia di Sant’Anna e usciva dalla Chiesa dell’Addolorata, ma col tempo si affidò il trasporto alla maestranza dei fruttivendoli. Una storia popolare narra che durante la guerra venisse trasportata dalle mogli dei soldati in guerra.
A differenza della Madonna dei Massari, la Madre Pietà del Popolo gira tutto l’agglomerato urbano trapanese, per giungere anch’essa a Piazza Lucatelli, dove avviene lo “scambio del cero”, a ricordare la pace avvenuta tra la Compagnia di Sant’Anna e i facchini di Piano San Rocco.
I Misteri
Si arriva così all’atteso Venerdì Santo, che si apre con la scisa dâ cruci. La statua del Cristo Crocefisso viene calata dalla croce e portata in processione silenziosa nella Chiesa di Santa Maria del Gesù, completamente al buio.
Ritornando alla Chiesa del Purgatorio, ha qui inizio l’evento più atteso, ovvero la processione dei Misteri. Come detto, si tratta di 20 gruppi statuari, realizzati in tela, legno e colla. Si tratta delle raffigurazioni di 18 stazioni della Via Crucis più due simulacri raffiguranti l’Addolorata e il Sepolcro.
Le raffigurazioni non sono affatto ispirate all’iconografia classica, ma al contrario si riallacciano a scene raccontate dai vangeli apocrifi.
Inoltre, utilizzano vestiti e armi tipici del periodo della dominazione spagnola.
Anche i volti si ispirano a persone del ‘500 e del ‘600, come nel caso del Giudeo della Spoliazione. In questo si riconosce il temutissimo boia Setticarini.
La processione dei Misteri: le Maestranze
La lunga fila è aperta dal gruppo della Separazione.
Questa è un’opera di Mario Ciotta, affidato agli orefici, che ottennero il privilegio nel 1621, ottenendo anche di occupare la prima posizione nella processione.
Dietro di loro segue la Lavanda, anch’essa opera di Mario Ciotta e restaurata nel 1946 a seguito dei bombardamenti, affidata alla Maestranza dei pescatori.
Poi tocca al Gruppo di Gesù nell’orto del Getsemani, realizzato da Baldassare Pisciotta ed affidato, naturalmente agli ortolani.
Di autore ignoto è invece l’Arresto, curato dai metallurgici.
Realizzato da Francesco Nolfo è invece la Caduta al Torrente Cedron, portato in spalla ancora oggi (dal 1621) dai Naviganti.
Se l’opera di Nolfo è sopravvissuta al tempo, il gruppo di Gesù davanti ad Hanna fu restaurato nel dopoguerra da Domenico Li Muli. Ciò grazie anche al sostegno dei fruttivendoli.
Seguono nuovamente due opere di Pisciotta: la Negazione, propria del ceto dei barbieri, e Gesù dinanzi a Erode. Questo è l’ultimo gruppo entrato nella processione, affidato nel tempo a molitori, sensali, dipendenti comunali, fino agli attuali pescivendoli.
La Flagellazione è curata dai muratori, mentre la Coronazione di Spine fu restaurata nel 1946 dai fornai.
Tocca poi allo stupendo Ecce Homo di Giuseppe Milanti, concesso ai fornai, seguita dalla Sentenza, affidata invece ai macellai.
Si arriva quindi all’Ascesa al Calvario, la prima di cui abbiamo notizie. Precedentemente affidata ai poveri jurnaleri, oggi è invece beneficio e dovere di tutto il Popolo curarla.
Segue poi la Spoliazione, affidata ovviamente ai tessili, e il Sollevamento della Croce, ai falegnami, ricostruita da Li Muli dopo i bombardamenti che distrussero l’originale.
Dietro di loro la Ferita al Costato, del ceto dei pittori, e la Deposizione, dei sarti e tappezzieri, seguiti dal Trasporto al Sepolcro (opera di Tartaglia) affidato ai salinai.
Chiudono la processione il simulacro del Sepolcro, curato dai Pastai, e la statua della Madonna Addolorata. Questa è un’opera di Milanti, affidata ad albergatori, autisti, cuochi, camerieri e tassisti.
La processione
Abbiamo evitato di descrivere scene e caratteristiche dei vari Misteri, poiché riteniamo che l’unico modo per goderne appieno sia vederle dal vivo.
Ciò può essere fatto sia tutto l’anno nella loro dimora della Chiesa del Purgatorio sia durante il Venerdì Santo.
In questo giorno, le vare trasportate dai Massari, si inoltrano per le vie della città.
Queste sono accompagnate dalle bande musicali e dal suono della ciaccola.
Si tratta, per la precisione, di una sorta di nacchera, prerogativa del caporale dei Massari o del massimo esponente della Maestranza. Questo strumento con il suo suono scandisce e impartisce i movimenti delle vare.
Queste seguono il movimento tipico dell’annacata, che consiste nel fare oscillare lateralmente la vara mentre si avanza lentamente (tre passi avanti e due indietro). Ciò con lo scopo di alleviare la fatica ma anche di aumentare la carica emotiva della marcia.
Sempre tramite l’uso delle ciaccole si impartisce ai Massari l’ordine della vutata. La vara si gira verso un personaggio del ceto o un’attività commerciale, in segno di ringraziamento per una donazione, la picaccia.
La processione si protrae fino al sabato mattina, quando la piazza del Purgatorio si riempie per accompagnare l’ingresso dei Misteri in Chiesa, uno ad uno, fino all’Addolorata che chiude la processione e fa terminare la musica.
Gastronomia trapanese
Si tratta di un evento unico nel suo genere, ricco di folklore e devozione, che colora le strade della città per tutta la Settimana Santa.
Un rito antichissimo, che da 600 si ripete ogni anno (ad eccezione dei due anni di pandemia), legato come sempre alle Maestranze trapanesi.
Tra queste anche pasticceri e cuochi, autori di prelibatezze della cucina trapanese. E’ il caso delle graffe con la ricotta, tipici bomboloni fritti e ripieni di squisita ricotta.
Se preferite invece il salato, vi consigliamo di provare le patate vastase, una ricetta straordinaria inventata da una pizzeria di Trapani.
E se decidete di andare in pizzeria, non perdetevi la pizza rianata trapanese o il panino all’ufficiale, due preparazioni fra le più tipiche della città di Trapani.
Se invece doveste preferire qualcosa di più impegnativo, la cucina trapanese offre veramente l’imbarazzo della scelta. Dal famosissimo e squisito cous cous di pesce alle busiate col pesto alla trapanese (pasta cull’agghia) passando per gli squisiti prodotti di tonnara, a Trapani il gusto è di casa.