Oggi vi porteremo in giro per Scicli e vi faremo scoprire le sue ricette tipiche.
Quando si parla di barocco in Sicilia è inevitabile pensare a Noto, la cittadina siracusana che risplende della bellezza delle sue architetture.
Eppure, Noto non è l’unica perla barocca della Sicilia, che infatti vanta una serie di realtà urbane di meravigliosa fattura.
Tra queste, un posto d’onore spetta a Scicli, una piccola città di incredibile bellezza e patrimonio UNESCO, ricca in ogni suo angolo di tardo-barocco, da scoprire in ogni sua via, intermezzati da soste culinarie da leccarsi i baffi.
Tre valloni e un paese
La bellezza di Scicli non è però soltanto artistica, ma anche paesaggistica e gastronomica con le sue ricette tipiche: la cittadina, come riporta Elio Vittorini nelle sue Città del mondo, «sorge all’incrocio di tre valloni, con case da ogni parte su per i dirupi […] e antichi fabbricati ecclesiastici che coronano in più punti, come acropoli barocche, il semicerchio delle altitudini». Il territorio di Scicli è infatti attraversato, oltre che dal fiume Irminio, da tre torrenti: Mothucanus, S. Maria La Nova e S. Bartolomeo. Ognuno di questi tre corsi d’acqua ha solcato tre gole, al centro delle quali è adagiata appunto Scicli.
Per raggiungere la cittadina, distante una ventina di chilometri dal capoluogo ragusano, potete percorrere la A19 uscendo nella vicina uscita di Rosolini. Se giungete dalla parte occidentale della Sicilia, potete utilizzare la SS115. Se invece volete gustare appieno il paesaggio ibleo, è possibile utilizzare la littorina Siracusa-Scicli, che attraversa vallate e paesi di inestimabile bellezza.
Scicli e il legame con la Sicilia
La città di Scicli ha origini antichissime, databili fino a 3000 anni fa, quando quella zona dell’isola era abitata dai siculi. Proprio dagli storici abitanti della Sicilia deriverebbe il nome Scicli, pertanto indissolubilmente legato alla Trinacria.
L’area del paese, abitata quindi dall’età del rame, viene poi raggiunta dai greci e dai cartaginesi. Scicli finisce poi sotto la dominazione romana, diventando una città “decumana”.
In seguito, come destino del suo legame toponomastico, la storia di Scicli si interseca con quella dell’isola, passando attraverso le dominazioni bizantina e araba, fino al passaggio in mano normanna per opera di Ruggero d’Altavilla.
Fondamentale fu in questo senso la battaglia combattuta nella zona del paese, vinta secondo la leggenda grazie all’intervento divino della poi denominata Madonna delle Milizie: oggi l’avvenimento continua ad essere ricordato nella Festa delle Milizie, alla quale potrete assistere se passerete da Scicli l’ultimo sabato di maggio.
Il terremoto e la ricostruzione
Successivamente il paese passò agli Svevi, agli Angiò e infine agli Aragonesi: sotto questi ultimi accrebbe la ricchezza demografica e culturale di Scicli. Ma fu prima la peste a decimare la popolazione del paese, e poi il violento terremoto del 1693 distrusse la cittadina, che fu ricostruita in chiave pressoché barocca e poi venne annessa prima al Regno delle Due Sicilie e infine al Regno d’Italia.
Ancora oggi l’impronta barocca domina il contesto di Scicli in ogni suo angolo. Se vorrete far visita a questo splendido patrimonio UNESCO, immancabile tappa sarà il Palazzo Beneventano, definito da sir Blunt “il più bel palazzo barocco di Sicilia”, immerso nelle gole sciclitane come anche il palazzo Fava, anch’esso tra i primi testimoni della ricostruzione.
Anche gli edifici ecclesiastici rispecchiano l’impostazione barocca della città. Tra le tante chiese del paese (che vi invitiamo a visitare una per una) ricordiamo sicuramente quella di San Giovanni Evangelista, ma anche la chiesa di San Bartolomeo Apostolo, che risente già dell’influsso rococò e possiede al suo interno un pregevole ciclo di stucchi settecenteschi.
Non solo barocco
Ma Scicli non è soltanto barocco, in quanto sono tanti gli stili che abbelliscono la città. A partire da quello normanno, visibile su quel che rimane del Castellaccio, in cima al Colle di San Matteo.
Il gusto e lo sfarzo del rococò sono invece ben visibili a Palazzo Spadaro, oggi sede istituzionale. Proseguendo sulla stessa via, vi troverete davanti il Palazzo Bonelli-Patané, il quale è invece in stile neoclassico. Fino ad arrivare, sempre percorrendo la via Penna, all’eleganza del liberty, testimoniato dall’Antica Farmacia Cartia. Questa è piena di vetrine contenenti medicine e veleni, impreziosite da dipinti che hanno affascinato anche i registi del Commissario Montalbano, che ne hanno fatta una location cinematografica molto nota.
Il gusto neoclassico è protagonista anche della chiesa di San Michele Arcangelo e di quella di Santa Maria la Nova, in questo caso però per quanto riguarda l’interno. Testimonianze dell’architettura ecclesiastica pre-terremoto sono invece la Chiesa di Santa Teresa d’Avila ma soprattutto il Complesso della Croce, che custodisce degli antichi chiostri tardomedievali, oltre a numerose lapidi di epoca medievale.
Le ricette tipiche di Scicli
Se dopo tanto girare avete voglia di un po’ di mare potete raggiungere la frazione di Sampieri, che si affaccia sul lungo litorale sciclitano. Sampieri è caratterizzata da un’ampia baia sulla quale potete rilassarvi gustando le eccellenze di Scicli e dell’area. Fra queste ricordiamo il caciocavallo ragusano DOP e il fagiolo cosaruciaru.
Se invece volete coccolarvi, potete gustare i piatti della tradizione sciclitana nei tanti e ottimi ristoranti della zona. Piatti di Scicli che poi potrete preparare anche a casa, seguendo le nostre accurate ricette tipiche.
Si inizia con il Caturro, una sorta di polenta di frumento che si può gustare da solo o accompagnato per esempio a della carne. Si tratta di un piatto antichissimo che oggi non si cucina (quasi) più e che si può preparare a casa seguendo le nostre indicazioni.
Non è certo una preparazione facile, ma il risultato premia gli sforzi profusi per la sua realizzazione.
La cittadina ragusana risponde a tutti i gusti e a tutti i sapori, anche a quelli vegetariani. Questo è il caso del pastizzu scupertu, una pasta al forno a base di cavolfiore e formaggi ragusani DOP oppure dello ‘ncucciateḍḍu, una pasta fresca unica nel suo genere, preparata grattugiando l’impasto.
Ancora, il macco di fave o la pasta di casa con i cavoli, preparata nello scanaturi. Sono due esempi, questi, di piatti vegetariani tipici della tradizione sciclitana.
Una ricchezza di sapori anche per quanto riguarda i prodotti da forno, come il cucciḍḍatu scaniatu, nella duplice versione con salsiccia oppure con aggiunta di ricotta.
Come non menzionare poi i classici piatti del periodo delle festività di fine anno, quali scacce, impanate e la ‘nfigghiulata!
Per concludere in bellezza il vostro pasto sciclitano, vi consigliamo invece due dolci della tradizione.
Per primo un dolce autunnale per eccellenza ovvero i cappeḍḍi di parrinu, dei ravioli dolci che si cucinano nel mosto dolcificato.
Se non siete ancora sazi e volete ancora una carica di dolcezza, vi proponiamo invece la testa di turco di Scicli (da non confondersi con la testa di turco di Castelbuono). Parliamo, per la precisione, di una delizia della pasticceria locale a base di ricotta che colora di gusto la già citata Festa delle Milizie.
Se siete alla ricerca di ulteriori ricette tipiche di Scicli e della provincia di Ragusa potete consultare le nostre pagine. Vi suggeriamo, a tale scopo, di cercare l’apposita voce di menu “ricette ragusane” ovvero di digitare “Scicli” nell’apposita casella di ricerca.